giovedì 2 marzo 2017

Primi giorni di sole tiepido.

In attesa dell'asma, mi godo gli strascichi di polmonite di Sciamemen.
Avremo dormito venticinque minuti a dire tanto, io ed il Nano.
Venticinque minuti in una notte sono pochissimi, tant'è che dal basso del suo metro e una scatoletta "guarda, mami, è tutto giorno, ma io sono ancora stanco!".

Certo, che sei stanco, stantuffo pieno di muco. Piccola cassa di risonanza appesa alle spalle. Zainetto bollente vestito da supereroe. Certo, che sei stanco.
Tranne che tu ora trascorrerai tutta la giornata a coccolare la Nonna Maga, mentre a me toccano l'ufficio, i good morning Boss e a voglia di mollare tutto per sbattermi su una panchina al sole a immaginare futuri improbabili.

Meno male che c'è lo yoga.

Lo yoga mi sta salvando.

Lo yoga mi sta traghettando verso la vecchia me.

Quella dei viali alberati della concessione francese, ai tempi del materassino lilla. Quella che si fermava a guardare i giardini delle vecchie case coloniali costruendo futuri che allora credeva probabili, e mentre camminava canticchiava canzoni felici sorridendo alla gente.

Non ho ancora ripreso a crederci, nei futuri improbabili.
Non canticchio neanche piu' di tanto, per ora.
Però ho cominciato ad ascoltare nuovamente musica.
Ascolto musica sempre, da sola, regalata o condivisa. Spesso con il mio bimbo pre-adolescente.

E se non mi si aprono ancora spazi infiniti di consapevolezza, il dolore che pervade il mio corpo dopo gli allenamenti piu' intensi è capace di ricordarmi che esisto... Io ed i miei dorsali. Io e il tricipite. Io e le mie anche.
Mi ritrovo nei doloretti. Mi rendo conto che ho una consistenza, una superficie ed un'essenza.

Sono i primi giorni di sole tiepido, e forse con la primavera comincerò a trovare la strada di casa.

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