Il mio blog e' partito come pentola di riflessione di un'italiana in Cina, ma sta diventando a poco a poco un angolo in cui rifletto sull'Italia dopo anni di vagabondaggio.
Oggi mi sono accorta che non solo, come Buzz mi aveva gia' fatto notare, la gente non si saluta e non si sorride per strada, ma tutti guardano per terra o nel vuoto. Lo faccio anche io, da che sono qui.
Non si incrociano sguardi, a Brescia.
Per paura, per farsi i fatti propri, per riservatezza, per senso della privacy. Non so. So che viene automatico, come fino a due mesi fa era automatico he uno sconosciuto mi chiedesse "hai gia' fatto pranzo?" o quanto pagavo di affitto mentre attendevo l'omino verde ad un semaforo del centro.
In fase di adattamento temporaneo, cercando un futuro che sia fatto per noi, stiamo a poco a poco amalgamandoci con gli autoctoni, e questo mi crea crisi di panico notturne.
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La risposta richiederebbe più spazio. Ad ogni modo posso dirti che quello che trovavo "disturbante" della popolazione americana, una volta rientrata in patria è stato avvolto da una patina di vaga nostalgia, e quindi tutto sembrava più bello di quanto non fosse in realtà e mentre lo vivevo. E' un po' contorto, ma per darti un'idea ciò che reputavo sciatteria si è trasformata nel tempo in "easy way of life". E così tante altre cose.
RispondiEliminaFrancesca
Francesca, sono cose che sono ga' successe per la Cina al primo round e per l'Irlanda, quindi so che e' questione di tempo e di reinserimento, ma che difficile!
RispondiEliminaOggi primo giorno di Buzz a scuola, finito ocn crollo emotivo in macchina perche' nessuno e' suo amico in questo asilo di Brescia. Io vivo con una palla di senso di colpa ficcata in mezzo allo stomaco.