venerdì 5 marzo 2010

Tassisti


La categoria dei tassisti e' molto frequentata dalle "expat di serie B" (quelle senza autista). Io in Cina ci sono partita in "C1", che vuol dire che quasi ho rischiato di sposarmelo, il tassista di turno. Poi sono passata ai riscio', ma solo fino a che ho trovato lavoro remunerato.
A Pechino avevano tutti la Xiali - auto dal colore, forma e odore indescrivibili - e costava 1,20 yuan al km. Ai tempi giravano gia' anche alcune VW, ma al prezzo strepitoso di 1,60 yuan, per me potevano girare quanto volevano. Ricordo ore sotto la pioggia, o al freddo pungente degli inverni nella capitale, l'attesa, il riconoscimento della lucina che indica che la vettura e' libera, la frustrazione di vederla sfrecciare di fronte ai tuoi occhi, perche' - chissa' - ai tempi i nasi lunghi facevano ancora paura.



I miei anni a Shanghai sono stati migliori... Dalla "C1" sono passata in "B2" (esiste?), e ho cominciato a saltare sul primo taxi di passaggio, che spesso doveva essere conquistato a pedate e ginocchiate in bocca a concorrenti in armi. Questo succede tutt'ora, ma con il super passeggino ho aggiunto l'arma letale del pestaggio piede, ancor meglio se la ruota e' infangata.

Il primo viaggio in taxi con PGL, la sera del nostro primo incontro, e' un ricordo dolce, di lui - che eventualmente avrebbea nche potuto essere un maniaco a chiedermi di andare a casa sua per un caffe' alle 3 di mattino - e di me che lo mollo in mezzo ad una strada e - ahime' - mi tocca pagare la corsa. Lui qui obietterebbe che l'aveva pagata in anticipo, ma la verita' si e' dispersa per sempre in quella notte e in quel taxi.



A Suzhou l'esperienza taxi e' sempre stata un po' piu' traumatica... spesso non capiscono, molto piu' spesos fanno finta di non capire. C'e' da dire che essendoci 4 strade che si incrociano perpendicolarmente, senso di orientamento o meno, li sgami comunque, i furbacchioni.



Nei taxi suzhouesi ho perso un paio di passeggini, PGL una borsa piena di vestiti e una paio di scarpe nuove. Che poi chiami il numero verde e ti ridono dietro, tutto cio' che di tuo e' stato recuperato gia' nella pila degli "affari" per il mercatino di fine anno.



A Shanghai abbiamo perso un moonboot ti Buzz, il giorno in cui e' cominciata la grnade nevicata, due giorni prima di partire per la settimana bianca in Giappone... Il bimbo e' tornato a casa in treno conun piee in una sportina di plastica, ma - essendo la mia Shanghai una citta' civile - con la ricevuta siamo riusciti a contattare la societa' dei taxi e a farci rispedire la scarpa in tempo utile per la vacanza nipponica.



... Ed e' proprio a Shanghai che - durante la mia giornatina sotto la pioggia di ieri - e' capitato il nuovo aneddoto pseudo-sventuroso, da aggiungere alla lista di avventure tassinare cinesi.



Giunta alla stazione, faccio la fila. Tutto e' ordinato, civile, pulito. Il mio taxi e' caldo, i coprisedile assolutamente bianchi, l'omino gentile e cordiale. Gli do la mia destinazione e lui comincia ad armeggiare con un GPS.



"Shushu (zietto), non sai dov'e' Xintiandi?"
"Ce ne sono 5, il mio tomtom dice 5... in che distretto?"



"Oddio, non mi ricordo il nome del distretto, ma e' dietro a piazza del Popolo, a circa 300 metri dal Bund... li' sono sicura che ce ne e' solo uno".



"Ok, ok, ce l'ho".



Passa un po' di tempo, poi: "Ma in che via e'?"
"Non e' una via, e' una zona. Tutti la conoscono, dai! E' possibile che non sai? Comunque dovrebbe essere all'angolo con Huahai Road"
"Ok ok, ce l'ho".



Passa altro tempo, il tassimetro sale, lui suda, fuori piove.
Io mi guardo attorno e scopro aree di Shanghai completamente nuove. Hutong mai esplorati da alcun occidentale, palazzi in stile coloniale... aspetta... ma intorno a Xintiandi non abbiamo ville cosi'...



"Shushu, puoi per cortesia ammettere che non sai dove sei? Ho un appuntamento di lavoro 10 minuti fa, sai com'e'.."



"Ma no, mancano 300 metri, guarda il mio Tomtom!"
"No, tesoro, guarda fuori tu! Su quel cartello il Bund lo danno a 3 km... mi dispiace, ma io scendo".




E cosi' abbandono l'ennesimo shushu, e salgo su un taxi freddo e sporco, con alla guida un uomo d'aspetto abbastanza inquietante, il naso rosso dal freddo o dall'alcol (non si puo' mai sapere cosa tengono nel boccione da viaggio) che ascolta le mie indicazioni e scatarra fuori dal finestrino con tutto il suo ardore.


Ma a Xintiandi mi ci porta in meno di dieci minuti, masticando semi di zucca e ascoltandosi l'opera alla radio.



Conclusione: mai credere ai tassisti puliti, soprattutto se il taxi e' nuovo e hanno il GPS. E' assolutamente probabile che voi siate i primi clienti non della giornata, ma della loro carriera!

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